venerdì 11 novembre 2016

Giornata NO

Finalmente abbiamo spedito l'Application Form e ci possiamo rilassare: il prossimo passo sarà, credo, un' intervista che faranno ad Alessia quelli dell'associazione.
Oggi è accaduta una cosa che mi ha fatto riflettere.
La classe di mia figlia  doveva andare a teatro a vedere uno spettacolo e si dovevano ritrovare direttamente lì alle 9.30.
Il teatro è dall'altra parte della città e, visto che le previsioni davano pure pioggia, da brava mamma responsabile ieri sera le ho consigliato di guardare bene come fare ad arrivare con i mezzi e di non prendere proprio l'ultimo possibile perché ci poteva essere qualche imprevisto.
Ecco, gliel' ho tirata, perché di imprevisti ne sono successi più di uno.
Partita puntuale (cosa più unica che rara) un' ora e un quarto prima dell'appuntamento, si è trovata con due sue amiche e hanno preso il primo autobus.
Sono scese per aspettare il secondo che non è passato e neppure quello successivo.
Il tempo intanto passava e, temendo di fare tardi, ne hanno preso un altro, cambiando tragitto.
Hanno seguito le indicazioni dell'app dell'azienda dei trasporti che li ha portati da tutt'altra parte.
Mi arriva ad un certo punto la sua telefonata e mi dice che è dall'altra parte della città ma non sa di preciso dove e che visto che ormai è tardi vorrebbe tornare a casa.
A questo punto parte la mia metamorfosi: da persona tranquilla e pacata quale sono comincio a strillare al telefono in mezzo alla strada.
Mi ricordo solo di averle urlato qualcosa circa la responsabilità che, se in futuro dovesse andare ad un colloquio oppure sul posto di lavoro, è inaccettabile dire " torno a casa perché ormai non ce la faccio, è tardi".
Accorgendomi che la gente intorno mi guardava strano ho abbassato la voce e le ho consigliato a quel punto di prendere un taxi fino al teatro ma lei nel portafoglio ha solo 5 euro, dove vuoi andare in taxi con 5 euro? Neanche si ferma per farti salire.
Sempre più incavolata penso alla figura che farà con il professore che la sta aspettando e che solo il giorno prima aveva detto " Mi raccomando ragazzi per me la puntualità è fondamentale".
Perfetto.
Intanto l'Ale era sull'orlo di una crisi di nervi e mi ha chiesto di poter tornare a casa ed io , sentendola nel panico le ho detto di fare come preferiva.
Ero inferocita: la settimana prossima avrò il primo colloquio con quel professore e che gli racconto? che la vogliamo mandare da sola in America, dall'altra parte del mondo,  se neanche è capace di arrivare dall'altra parte della città?
Dopo qualche minuto mi arriva un messaggio che hanno preso un taxi e dopo poco che erano arrivate con 10 minuti di ritardo dall'inizio dello spettacolo e "solo" 40 dall'ora del ritrovo.
Poteva andare peggio.
Il prof l'ha fortunatamente presa sul ridere e ha detto  che possono esserci giornate no e penso che questa fosse proprio una di queste.
Tornata a casa, con calma, mi ha poi raccontato che, dopo la nostra telefonata si è calmata, ha visto un taxi fermo al semaforo poco distante, l'ha raggiunto correndo prima che scattasse il verde e gli ha chiesto se con 30 euro (  la cifra che avevano messo insieme tutte e tre) riuscivano ad arrivare al teatro in questione ( questa scena mi fa tanto Dickens).
Così, per la modica somma di 11 euro in tre, le nostre eroine sono riuscite a concludere la missione.
E vissero tutti, ma soprattutto la mamma, felici e contenti.

Riflettendo su questa bellissima giornata e maledicendo simultaneamente il traffico, la pioggia e gli autobus inaffidabili ho però apprezzato che Alesia, dopo il primo momento di panico (ok, diciamo mezz'ora), si sia calmata, abbia analizzato la situazione e alla fine sia riuscita, anche vincendo la timidezza, a risolvere il problema.
Spero che le serva da esperienza, perché l'anno prossimo, quando sarà negli USA dovrà confrontarsi con posti assolutamente sconosciuti, se dovrà chiedere aiuto non potrà farlo nella sua lingua, e non ci sarà la mamma dall'altra parte del telefono a strillarle contro.




Nessun commento:

Posta un commento