sabato 31 dicembre 2016

Tragedia

In questi giorni a casa nostra si è abbattuta una tragedia.
O forse meglio dire una catastrofe, uno tsunami, un'apocalisse: HANNO CAMBIATO LA FOTO nel profilo di Alessia.
Credo che se fosse arrivata la notizia dell'attivazione dei codici nucleari da parte di Trump avrebbe sortito meno effetto.
Il bello è che se l'è presa con noi genitori credendo che gliel'avessimo sostituita noi perché non ci piaceva.
Ora, a parte il fatto che con le mie conoscenze tecnologiche neanche lo so aprire il suo profilo, figurati se le cambiavo la foto.
Fatto sta che è successo il finimondo: scene di isteria pura, mail di richiesta spiegazioni, ci mancava che li minacciassimo di mettere in mezzo l'avvocato.
Capisco che per i ragazzi la foto del profilo sia molto importante perché è anche su essa che le famiglie si basano nella scelta, ma vi assicuro che ad una simile tragedia si può sopravvivere.
La foto originale era stata sostituita con un'altra scelta tra quelle che avevamo inserito nel fascicolo ma che Alessia giudicava inguardabile.
Alla fine ci è stato spiegato che la nostra era troppo sgranata e se volevamo potevamo mandarne un'altra.
I successivi due giorni sono trascorsi alla ricerca della foto perfetta fatta col cellulare.
Ne avrà fatte a centinaia, ai miei occhi tutte uguali, fino a quella "appena decente" che ha rimandato all'associazione.
Speriamo che questa vada bene perché non potrei reggere un'altra volta a tutto questo.

Natale Usa vs Italia

Eccoci arrivati alla fine di questo 2016, oggi ho visto un video interessante di Tia Taylor.
E' una ragazza americana che frequenta la Bocconi.
Nei suoi video tratta argomenti contrapponendo l'Italia agli USA.
Quello che ho visto oggi riguardava le feste natalizie.
Negli Stati Uniti il periodo natalizio parte dal Black Friday ed è caratterizzato dal lavoro massacrante e dagli straordinari: il tutto per poter comprare dei bei regali alle persone care.
Lei dice che il lato religioso è molto secondario rispetto ai regali: tanto che, almeno per sua esperienza, non c'è partecipazione a funzioni religiose.
Dal suo racconto emerge lo spirito di sacrificio per amore della famiglia, di sua madre che lavorava duro per permettere ai figli di festeggiare il Natale.
Queste festività sono l'apoteosi del lavorare duramente che è poi il motto americano.
Che dire? Da noi non credo ci sia l'ansia del non avere soldi per i regali, in linea di massima la maggior parte delle famiglie ha almeno un'entrata "sicura" a fine mese.
E forse si è un po' persa la percezione del senso di sacrificio; ora, non che noi ci togliamo il pane di bocca per fare i regali ai figli, però forse c'è un senso del dare tutto per scontato o dovuto che in America non c'è.
A livello religioso non credo che noi siamo più religiosi, forse più tradizionali e, anche chi non frequenta la Chiesa durante l 'anno a Natale ci va.
Festeggiare il Natale (che poi è la nascita di Gesù) senza andare alla Messa mi sembra strano.
L'America è davvero un paese basato sul consumismo e l'Italia la segue a ruota, a volte preferirei che Alessia andasse in un paese, magari più povero e meno conosciuto, ma dove ancora esistono i valori e dove potesse sperimentare l'importanza delle piccole cose.
Comunque vi consiglio i video di Tia , soprattutto perché li fa in inglese e vi possono essere utili per esercitarvi (no, io ho letto i sottotitoli) e poi per farvi un'idea della società americana vista dall'interno.
Buon 2017 a tutti!






sabato 24 dicembre 2016

Buon Natale

Eccoci giunti anche quest'anno alla viglia di Natale.
E, come tutti gli anni, almeno per noi, ci arriviamo sempre con l'acqua alla gola, sempre di corsa, alla disperata ricerca degli ultimi regali: per la collega che quest'anno ti ha fatto capire che te lo fa (e che vuoi non ricambiare?), per l'amica che ha già tutto, per quella che ti fa sempre regali wow e a confronto il tuo libro da 10 euro è una miseria,  per quella con i gusti completamente diversi dai tuoi cosicché qualsiasi cosa prendi già sai che le farà schifo...e allora vai con i cosiddetti regali neutri: bagnoschiuma, cremine per il corpo, profumatori per ambienti.
I classici regali che vanno bene un po' per tutti e che quando li ricevi non puoi non pensare: " ma sarà riciclato o avrà pensato proprio a me mentre lo comprava?".
Sì, sono maligna a pensare queste cose ma sai, quando apri un pacchetto con detergente viso e salviettine struccanti quando non usi più cosmetici da dieci anni. il dubbio nasce spontaneo...
Ma vabbè torniamo alle cose importanti, questo post era per augurare a tutti un felice Natale.
Questo è l'ultimo prima della vostra grande avventura, vivetelo intensamente e, anche se per voi non sarà il massimo trascorrere tutto il giorno con nonni, zii e parenti vari e non vedrete l'ora di squagliarvela per stare con i vostri amici, pensate che tra un anno il ricordo di questo giorno vi accompagnerà e vi rammenterà che, da questa parte dell'oceano, avete qualcuno che pensa costantemente a voi, che c'è e sempre ci sarà per voi e che vi aspetterà  per dieci mesi e per tutto il tempo che ci vorrà a trovare la vostra strada.
A tutti un sereno  Natale.

giovedì 22 dicembre 2016

Eltis test

Come preannunciato nell'ultimo post il 12 Dicembre Alessia è stata convocata a Milano per sostenere l'Eltis test.
Mi ha raccontato che era diviso in due sezioni: una di listening con 24 domande e l'altra di reading di 26 circa.
Nella prima c'era un ascolto di situazioni scolastiche e di operazioni numeriche e poi dovevano segnare sul foglio non il risultato (che oltretutto dicevano nel dialogo) ma proprio la frase detta.
Nella seconda parte c'erano da inserire delle parole appropriate al contesto di alcune frasi e dei brani da leggere con relative domande a cui rispondere.
Nel complesso non le è sembrato difficile, anzi piuttosto fattibile.
Lei si era esercitata i giorni prima su questo sito: www.eltistest.com e mi ha detto che in effetti la prova è stata molto simile al test sul sito.
Certo la giornata in generale è stata piuttosto stancante: la mattina scuola, uscita un'ora prima e di corsa alla stazione, arrivo a Milano dove c'era un freddo polare, esame, kebab al volo  e treno di rientro.
E' arrivata alle 22 ed era cotta: e il giorno dopo a scuola!
Comunque un altro passo è stato fatto.


venerdì 9 dicembre 2016

Poche novità

Per il momento poche novità: lunedì Alessia è stata convocata a Milano per sostenere l'ELTIS TEST.
Credo sia suddiviso in listening e reading, e serve per valutare il livello linguistico dei ragazzi prima della partenza.
Diciamo che questo test non è tra le cose più importanti che ha in testa l'Alessia in questi giorni.
Tra meno di quindici giorni termina il primo trimestre scolastico e lei sta combattendo la sua personale battaglia contro la fisica.
 Per il resto sembra tutto ancora surreale, sì ogni tanto in casa scappa la frase: "l'anno prossimo non ci sarai", ma in realtà ancora non ci rendiamo conto o forse non ci vogliamo ancora pensare.
Martedì prossimo ci sarà la riunione a scuola per l'alternanza scuola-lavoro.
Spero di capirci qualcosa e che mi sappiano dire come Alessia può svolgere tutte le ore previste andando via un anno.
Spero trovino qualcosa da farle fare nei mesi estivi prima della partenza in modo che , al ritorno, possa concentrarsi solo sul recupero delle materie scolastiche.
Staremo a vedere.

giovedì 1 dicembre 2016

Colloqui

In questi giorni stiamo facendo i colloqui con i professori; ho colto quindi l'occasione di parlare loro dell'exchange program dell'anno prossimo.
In realtà fortunatamente la coordinatrice li aveva già informati, le loro reazioni sono state piuttosto classiche.
A parte la coordinatrice, che insegna una delle materie di indirizzo, che ce lo aveva sconsigliato già l'anno scorso, degli altri fortunatamente nessuno è apertamente contro.
C'è chi è rimasto piuttosto neutro e alla fine del colloquio, dopo che gli avevo riferito le mie preoccupazione sul rientro in quinta, mi ha lasciato con un " vabbè deve fare conto di essere rimandata in tutte le materie." grazie,  mi ha rassicurato! Se poi aggiungiamo che è anche vicepreside la dice lunga su come la scuola veda queste esperienze,  diciamo che non partiamo bene.
Altri sono stati più ottimisti, dicendomi che basta rimanere in contatto durante l'anno e che loro faranno sapere quali sono gli argomenti fondamentali fatti in quarta.
Il migliore è stato quello di religione, che è un tipo particolare ( ed è per questo che ci sono andata, per risollevarmi il morale) che, dopo avergli riferito le reazioni dei colleghi mi ha detto: " Signora.....se ne freghi!"
Grande!
In realtà quello che è emerso mi ha piuttosto delusa: tutti concordavano sul fatto che sia un'esperienza di crescita personale, di arricchimento culturale ma rimangono fissamente ancorati alla didattica, ai programmi, alle cose perse.
Questi ragazzi saranno gli uomini e le donne del domani, dobbiamo formarli sì nella cultura ma soprattutto nei valori.
E se hanno la possibilità e la voglia di fare quest'esperienza meravigliosa e allo stesso tempo terrificante, lasciare tutto il conosciuto per l'ignoto, per mettersi in gioco, conoscere altri modi di fare, di pensare, di credere benvenga e se non sapranno un sonetto di Foscolo o l'anno del Congresso di Vienna CHI SE NE FREGA!



venerdì 25 novembre 2016

Black Friday

Oggi negli Stati Uniti è il Black Friday, il "venerdì nero", il primo giorno di shopping della stagione natalizia, quello in cui si fanno i migliori affari.
Per quanto ami l'America questo giorno, secondo me, è pura follia.
Non so se le immagini che arrivano qui rappresentino la normalità o se siano solo degli estremi.
Fatto sta che ogni anno assistiamo alla televisione a scene di delirio collettivo: gente che dorme in macchina nei parcheggi dei centri commerciali in attesa dell'apertura, folle oceaniche che si ammassano contro le vetrine dei negozi aspettando che il malaugurato commesso apra le porte per accaparrarsi l'ultimo modello di telefono o il televisore da un miliardo di pollici.
E non importa se per averli devi  strattonare, spingere, togliere di mano, calpestare qualcuno.
Nel 2008 ci scappò anche il morto: un dipendente di una famosa catena che fu schiacciato da una folla di duemila persone alla ricerca dell'occasione e, sempre lo stesso anno in California, due padri si spararono uccidendosi a vicenda per l'ultimo giocattolo di una nota marca da regalare al proprio figlio.
Il delirio del consumismo.
E pensare che il giorno precedente era il Thanksgiving, il giorno del Ringraziamento, molto sentito negli Stati Uniti, forse più del Natale.
Un giorno in cui tutta la famiglia si riunisce, mangia insieme si riscoprono i valori dello stare insieme e della condivisione.
Per noi italiani è più comune che la famiglia si ritrovi a mangiare insieme; di solito a cena tutti i membri della famiglia mangiano insieme e, anche se sempre meno spesso, la domenica ci si ritrova anche con altri parenti.
In America è raro mangiare tutti insieme e quindi il giorno del Ringraziamento è speciale: sa di cibo fatto in casa, di famiglia, di Amore...ma fino a mezzanotte poi- parenti non vi conosco- e via al centro commerciale!

domenica 20 novembre 2016

Parent letter

Non so se lo richiedono tutte le associazioni, ma la nostra (you abroad) nell'Application Form ha richiesto una lettera in inglese per la futura host family scritta dai genitori naturali del ragazzo.
Ora,  il nostro inglese si è fermato a livello scolastico...di venti anni fa.
L' utilità di frasi  come: "the book is on the table" e "the cat is under the table" mi sembravano fuori luogo tanto più che il gatto neanche ce l' abbiamo.
Comunque siamo partiti con le migliori intenzioni: in fondo non si aspetteranno mica la perfezione no? Se sapessimo l'inglese perfettamente glielo avremmo insegnato noi senza spendere un capitale per mandarla là.
Volevano una lettera che parlasse della nostra famiglia , di nostra figlia e delle aspettative verso questa esperienza.
Non sembra, ma è stato più difficile del previsto: sinceramente siamo una famiglia piuttosto normale, capita di trascorrere la domenica a casa, non abbiamo passioni eccezionali né particolari abilità.

Ma la difficoltà maggiore l'abbiamo incontrata nel descrivere Alessia.
Visto l'importanza di questa presentazione, da cui dipende la scelta della famiglia ospitante, volevamo fare un ritratto di Alessia positivo, ma non troppo, nel senso che non volevamo né potevamo farla passare per la perfezione.
Dovevamo quindi trovare, o meglio, scegliere dei difetti che però non fossero troppo brutti.
Mi spiego: volevamo dire che Alessia è, per dirla gentilmente, ritardataria; ma se poi passa invece il messaggio che è inaffidabile?
Stessa cosa per il disordine, il termine che abbiamo trovato su Google è  untidy  ma significa anche trasandato e non ci sembrava il caso di dare l'idea di una ragazza che non si tiene perché non corrisponde affatto alla realtà.
Perciò abbiamo dovuto dribblare tra interpretazioni e la nostra scarsa conoscenza dell'inglese ma alla fine ce l'abbiamo fatta.
Questo è il risultato che voglio condividere, mi raccomando non copiatelo!



PARENT LETTER TO THE HOST FAMILY



Our family is very united and harmonius and when there is a problem, we try hard to help each other.

We love to spend time all together having fun, watching a good film, playing, talking about what has happened during the day.

Every day we have homemade dinner together.

When my wife and I have free time, we go for long walks, we cook new recipes for our friends and spend time with them, we read a good book or we use the internet. We also like amusement parks and every year we go to one of them in Italy.

We like travelling both in Italy and abroad.

We love the USA; the national parks with amazing nature are wonderful and the people are always kind and friendly.

We love Italy because there is a good weather, great food and beautiful landscapes.

Florence, where we live, is known for its great artistic heritage and it's a fairly small and livable city.

We don't like noise and confusion, rudeness and bullying.

We taught our children to respect everyone and everything, to try hard in what they do and that studying is very important.

We are catholics, but we have great respect for all other religions and cultures.

We think Alessia has a good character.

She is always kind to others and she is honest and sincere. She is social and friendly; she is also clever and an excellent student.

But she also has some flaws: Alessia is sometimes stubborn and she wants to have her ways. She doesn't have much patience.

Her bedroom is sometimes messy and her clothes and books are everywhere!

She doesn't like sports, but she loves spending time with her friends, listening to music, watching TV series, new films or use the internet.

She loves reading books, a lot of books! She is also curios and always ready for new experiences. She's an indipendent and responsible girl. Alessia loves travelling, discovering new places, knowing new cultures and meeting new people.

We are agree with Alessia about the importance of doing this experience as an exchange student. We think that only by doing new strong experiences, young people can understand which kind of person they want to become. This is impossible if young people always stay in the tranquility of their home. We also think that in a so disunited world, hospitality is a great, great value.

Thanks for all. Best regards,

Speriamo che capiscano qualcosa e di non aver scritto grosse cretinate!




giovedì 17 novembre 2016

Sognate

Avendo chiuso il capitolo application form penso ci aspettino mesi di attesa prima di sapere qualcosa.
I prossimi saranno dei mesi fantastici; non credo che i ragazzi la pensino come me ed è vero che moriremo dalla voglia di sapere dove e con chi andranno a finire: ma che valore ha sognare?
Fnchè non arriverà la mail che ti assegnerà definitivamente ad un luogo e ad una famiglia tu puoi sognare di andare in qualunque luogo degli States.
Puoi vederti con il cappello e gli stivali da cowboy nelle gialle pianure del Texas oppure imbacuccato sotto strati e strati di maglioni sulle rive dei Grandi Laghi a -20°.
Forse vivrai in un ranch pieno di animali sperduto nel cuore del Kansas, oppure in una villetta con il giardino e la staccionata bianca nel Maine.
Magari sarai in mezzo alle montagne del New Hampshire, tra orsi e alci, oppure sulle spiagge della Florida, tra palme e bikini.
Forse visiterai le scogliere e i fari del New England, oppure i maestosi parchi dell'Ovest, sarai immerso nell'atmosfera country di un rodeo o nel blues dei paesi del sud-est.
Puoi sognare tutto questo prima di quella mail che ti confinerà in una sola di queste realtà e tutte le altre sfumeranno, saranno le realtà di altri.
Quindi sognate ora che potete, esplorate le mille possibilità e, quando sarà il momento, buttatevi nella vostra esperienza vivendola fino in fondo e tirando fuori il meglio di voi.
Vi lascio con questa citazione presa dal libro che sto leggendo in questo momento ma che penso conoscerete:

"Andai nei boschi per vivere con saggezza, vivere in profondità e succhiare tutto il midollo della vita, per sbaragliare tutto ciò che non era vita e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto"

                                                                                                        Henry David Thoreau





venerdì 11 novembre 2016

Giornata NO

Finalmente abbiamo spedito l'Application Form e ci possiamo rilassare: il prossimo passo sarà, credo, un' intervista che faranno ad Alessia quelli dell'associazione.
Oggi è accaduta una cosa che mi ha fatto riflettere.
La classe di mia figlia  doveva andare a teatro a vedere uno spettacolo e si dovevano ritrovare direttamente lì alle 9.30.
Il teatro è dall'altra parte della città e, visto che le previsioni davano pure pioggia, da brava mamma responsabile ieri sera le ho consigliato di guardare bene come fare ad arrivare con i mezzi e di non prendere proprio l'ultimo possibile perché ci poteva essere qualche imprevisto.
Ecco, gliel' ho tirata, perché di imprevisti ne sono successi più di uno.
Partita puntuale (cosa più unica che rara) un' ora e un quarto prima dell'appuntamento, si è trovata con due sue amiche e hanno preso il primo autobus.
Sono scese per aspettare il secondo che non è passato e neppure quello successivo.
Il tempo intanto passava e, temendo di fare tardi, ne hanno preso un altro, cambiando tragitto.
Hanno seguito le indicazioni dell'app dell'azienda dei trasporti che li ha portati da tutt'altra parte.
Mi arriva ad un certo punto la sua telefonata e mi dice che è dall'altra parte della città ma non sa di preciso dove e che visto che ormai è tardi vorrebbe tornare a casa.
A questo punto parte la mia metamorfosi: da persona tranquilla e pacata quale sono comincio a strillare al telefono in mezzo alla strada.
Mi ricordo solo di averle urlato qualcosa circa la responsabilità che, se in futuro dovesse andare ad un colloquio oppure sul posto di lavoro, è inaccettabile dire " torno a casa perché ormai non ce la faccio, è tardi".
Accorgendomi che la gente intorno mi guardava strano ho abbassato la voce e le ho consigliato a quel punto di prendere un taxi fino al teatro ma lei nel portafoglio ha solo 5 euro, dove vuoi andare in taxi con 5 euro? Neanche si ferma per farti salire.
Sempre più incavolata penso alla figura che farà con il professore che la sta aspettando e che solo il giorno prima aveva detto " Mi raccomando ragazzi per me la puntualità è fondamentale".
Perfetto.
Intanto l'Ale era sull'orlo di una crisi di nervi e mi ha chiesto di poter tornare a casa ed io , sentendola nel panico le ho detto di fare come preferiva.
Ero inferocita: la settimana prossima avrò il primo colloquio con quel professore e che gli racconto? che la vogliamo mandare da sola in America, dall'altra parte del mondo,  se neanche è capace di arrivare dall'altra parte della città?
Dopo qualche minuto mi arriva un messaggio che hanno preso un taxi e dopo poco che erano arrivate con 10 minuti di ritardo dall'inizio dello spettacolo e "solo" 40 dall'ora del ritrovo.
Poteva andare peggio.
Il prof l'ha fortunatamente presa sul ridere e ha detto  che possono esserci giornate no e penso che questa fosse proprio una di queste.
Tornata a casa, con calma, mi ha poi raccontato che, dopo la nostra telefonata si è calmata, ha visto un taxi fermo al semaforo poco distante, l'ha raggiunto correndo prima che scattasse il verde e gli ha chiesto se con 30 euro (  la cifra che avevano messo insieme tutte e tre) riuscivano ad arrivare al teatro in questione ( questa scena mi fa tanto Dickens).
Così, per la modica somma di 11 euro in tre, le nostre eroine sono riuscite a concludere la missione.
E vissero tutti, ma soprattutto la mamma, felici e contenti.

Riflettendo su questa bellissima giornata e maledicendo simultaneamente il traffico, la pioggia e gli autobus inaffidabili ho però apprezzato che Alesia, dopo il primo momento di panico (ok, diciamo mezz'ora), si sia calmata, abbia analizzato la situazione e alla fine sia riuscita, anche vincendo la timidezza, a risolvere il problema.
Spero che le serva da esperienza, perché l'anno prossimo, quando sarà negli USA dovrà confrontarsi con posti assolutamente sconosciuti, se dovrà chiedere aiuto non potrà farlo nella sua lingua, e non ci sarà la mamma dall'altra parte del telefono a strillarle contro.




venerdì 4 novembre 2016

Riflessioni per i genitori

In tanti blog e forum di ragazzi che vorrebbero partire per un' Exchange year trovo la difficoltà nel convincere i genitori.
Partiamo con il dire che è un progetto molto costoso, o perlomeno per noi lo è, ma non vorrei che questa motivazione fosse solo un paravento per nasconderne altre.
Proviamo a ipotizzarne alcune:

-Difficoltà a lasciarli andare: in Italia siamo ancora molto chiocce, vorremmo i nostri "bambini" sempre accanto: un po' per controllarli, un po' per proteggerli e un po' anche per paura di perderli.
Vi racconto questo episodio che mi è capitato poche settimane fa:
io lavoro nella grande distribuzione e un giorno mi capita di parlare con un mio collega, un ragazzo giovane, arrivato da poco.
Mi racconta che è laureato in fisioterapia, al che io parto con la mia boccaccia: "e che ci fai qui?"; lui mi racconta che ha provato a partecipare ad un concorso a Torino ma è stata un'esperienza negativa, con i soliti raccomandati e quindi secondo lui è inutile anche provarci.
Allora gli ho buttato lì l'idea dell'estero, magari restando comunque in Europa, ma lui mi ha detto "No, scherzi? Solo l'idea mi terrorizza e poi  se lo dicessi a mia mamma le prenderebbe un colpo, sai più vicino sono e più lei è contenta".
Io sono rimasta a bocca aperta.
Ma come? Hai studiato, ti sei fatto un mazzo, hai delle competenze specifiche e, per restare accanto a mammà, butti all'aria i tuoi sogni e una professione che ti piace?
Perciò la mia riflessione è questa: se i nostri figli ci chiedono di fare l'esperienza di un periodo all'estero valutiamo bene la vera ragione per cui gli rispondiamo di no: se è per una reale impossibilità o se invece entrano in gioco le nostre paure e i nostri egoismi.












-Paura oggettiva: con quello che si vede in televisione è normale avere timore a mandare i figli dall'altra parte del mondo.
Parlo degli USA perché è dove andrà mia figlia: da lì, un giorno si e l'altro pure, arrivano notizie di violenze contro la gente di colore, gli omosessuali, di attentati terroristici, incendi devastanti, uragani, Trump...
Per non parlare dei programmi alla tv.
Mi è capitato una mattina di vedere tutta una serie di programmi, mi pare sul canale 9, reality ambientati negli Stati Uniti tipo Disappeared dove la gente sparisce e spesso non si sa che fine fa, oppure storie di serial killer, tremendo!
Però se stiamo a cercare tutti i possibili pericoli non usciremmo più di casa e anche lì di questi tempi c'è da avere paura.
Quindi via, una botta di ottimismo ci vuole!




-Questione economica: qui c'è poco da fare: i numeri sono numeri, non si scappa.
Quando ho visto il costo del  programma  mi è preso un colpo: e meno male che le famiglie non si fanno pagare!
Ma sembra che queste tariffe derivino dal ricercare le famiglie (faranno un porta a porta?) e da tutto l'ambaradan dei documenti e visti vari.
L'unica possibilità per poter risparmiare qualcosa è  partecipare ad un bando di concorso: per i programmi scolastici e per i programmi estivi esistono centinaia di borse di studio totali o parziali messe a concorso da molte aziende, enti, fondazioni o banche italiane, in collaborazione soprattutto con Intercultura. Tali borse sono generalmente riservate ai figli dei dipendenti o a studenti residenti nella zona in cui opera l’ente.
Esiste poi un programma, mi sembra si chiami Itaca, per i figli dei dipendenti pubblici che è presente anche in molte associazioni.
Un'altra possibilità è il Rotary. Non mi sono molto informata ma credo che si debba venire presentati da uno associato e, se il ragazzo viene ritenuto idoneo, il Rotary finanzia il programma.
Il candidato dovrà partecipare solo con una quota minima.
Con loro però credo sia previsto un cambio di tre famiglie durante il soggiorno.


Certo dovremo anche valutare l'importanza che ha questo desiderio per nostro figlio: se alle nostre prime perplessità lascia perdere forse non era veramente convinto e allora probabilmente  abbiamo fatto un favore a lui e al nostro portafoglio.
Ma se invece insiste e non si tira indietro forse sarebbe giusto provare ad andargli incontro.

Noi per affrontare questa spesa abbiamo rinunciato ad un viaggio che stavamo organizzando già da un po', vorrà dire che ci faremo una settimana qui in Italia giusto per accontentare l'altro figlio.
Alessia da parte sua ha ridotto tantissimo le uscite al cinema e in pizzeria, gli acquisti di vestiario e di scarpe al minimo indispensabile.
Per le  festività, compleanno e pagelle varie è già d'accordo con i parenti che preferisce soldi a regali e quest'estate si è data da fare per vendere i libri scolastici dell'anno scorso.

Per noi non è una grande rinuncia non andare al cinema o al ristorante, non avere l'ultimo modello di iphone, il suv o i vestiti firmati.
In ogni caso non avremo speso in queste cose, certo intaccheremo anche i nostri risparmi ma credo che ne valga la pena.
Comunque questo è un discorso molto oggettivo e delicato, ognuno deve valutare la propria situazione e le proprie priorità.
Vi lascio con questa poesia di Gibran che mi è sempre piaciuta un sacco.






I vostri figli

I vostri figli non sono figli vostri... sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.
Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.
Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.
Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell'avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.
Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.
Voi siete l'arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.
L'Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell'infinito e vi tiene tesi con tutto il suoi vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.
Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell'Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l'arco che rimane saldo.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-7735>








domenica 30 ottobre 2016

Ospitare?

Ebbene sì, quando tuo figlio/a sta per diventare un' exchange student e te lo immagini in un'altra famiglia con altri "genitori" (questa parola è ancora una cosa che devo imparare ad accettare) viene piuttosto spontaneo chiedersi: perché non ospitare anche noi un ragazzo straniero?
Leggendo blog qua e là, soprattutto di ragazzi andati negli USA, mi sono accorta di come sia difficile questa esperienza, soprattutto i primi tempi.
Quasi tutti hanno il famoso "shock culturale" che si evidenzia soprattutto in famiglia.
Forse perché tendiamo ad immaginarci la classica famiglia americana stile Settimo cielo o, per chi è della mia generazione, la famiglia Bradfort (la ricordate?), tutti riuniti a cena a parlare di quello che è accaduto durante la giornata, con la mamma che la mattina, in un'assolata cucina, prepara il box lunch per tutti.
Questi ragazzi si ritrovano invece a svegliarsi da soli a orari improponibili, a scendere in cucina che è ancora buio e prepararsi qualcosa sia per colazione che per pranzo a scuola, vestirsi con quello che si sono lavati e stirati e prendere il famoso schoolbus giallo magari con mezzo metro di neve.

Sembra che là siano molto per il do-it-yourself: mi chiedo se lo fanno anche con i loro figli.
Io non sono assolutamente una mamma chioccia, altrimenti non avrei mai acconsentito a questo progetto, ma cavoli! Hai in casa un ragazzo che viene dall'altra parte del pianeta, lontano dalla sua famiglia e da tutto il suo mondo per 10 mesi: caspita, coccolalo un po'! Fallo sentire importante per voi, non dico di trattarlo come un ospite perché non è questo il senso dell'esperienza, però almeno farsi trovare in cucina per augurargli una buona giornata mi sembrerebbe il caso.
Queste però sono le regole del gioco: conoscere e accettare le differenze culturali, imparare a conoscersi profondamente e a scoprire quanta forza riusciamo a tirare fuori quando è necessario.
Alla fine ho divagato dall'argomento principale: ospitare un Exchange student.
L'ho buttata lì una sera a cena per vedere le reazioni: i miei figli sarebbero restii a condividere la loro unica camera ulteriormente, il marito ha giustamente riflettuto sulla parte organizzativa che il mio carattere impulsivo aveva messo da parte.
In particolare: lavoriamo tutti e due, abitiamo in una città piuttosto grande (con quindi più problemi per controllarlo e più "rischi"), siamo sempre di corsa, ma la cosa che ci ha definitivamente fatto decidere è: abbiamo un solo bagno, improponibile.
A parte gli scherzi sarebbe un'esperienza che da una parte, mi piacerebbe fare, dall' altra richiede di assumersi molta responsabilità ma soprattutto mi sembrerebbe di essere sempre sotto osservazione, a scapito della spontaneità e dell'intimità della nostra famiglia.
Quindi per il momento non ce la sentiamo, magari in futuro...

mercoledì 26 ottobre 2016

Moduli, moduli, moduli....

Siamo sommersi dalle scartoffie ma noi non demordiamo, ce la possiamo fare.
Come una buona squadra collaudata ci  siamo divisi i compiti: io sono l'addetta alle pubbliche relazioni: contattato il dottore per mollargli tutti i fogli di sua competenza; ora mi devo cimentare con
l'ufficio per le vaccinazioni ( sarà dura già solo prendere la linea, mi dovrò sorbire tutta la musica classica del '700 e '800)
All' Ale tocca naturalmente tutta la parte che deve compilare, la lettera, le foto, parlare con la prof d'inglese e appiopparle le spettanti copie da compilare.
Al papà è toccato scrivere la lettera alla host family e credo che Dante c' abbia messo meno a scrivere la Divina Commedia.
Manco dovesse vincere il nobel per la letteratura... ma vabbè finalmente l'ha partorita (ed è venuta pure bene).
Al fratello sono toccati compiti di segreteria tipo fotocopie e spillaggio fogli.
Per adesso abbiamo  un solo obiettivo, un solo scopo: spedire l'application entro i termini.
Ce la faranno i nostri eroi?



venerdì 21 ottobre 2016

Application form

Eccolo, è arrivato il famigerato malloppo.
Proprio ieri dicevo all'Ale di organizzarsi nello scrivere la propria presentazione e scegliere le foto perché a giorni era probabile arrivasse il dossier da compilare ma lei: "Ma tanto non penso ci sia un termine per riconsegnarlo, lo sanno anche loro che i ragazzi sono pieni di compiti a scuola, c'è tutto il tempo, tranquilla.
Le ultime parole famose, quella sera è arrivata l'application form: data di riconsegna il 4 novembre.
Già le istruzioni per la compilazione sono 6 pagine e, per me che odio la burocrazia, fogli e foglietti vari è un incubo.
Ma procediamo con calma: allora c'è una parte cartacea e una on-line.
della prima fanno parte il modulo che deve riempire la prof di inglese (auguri) e altri tre per il medico (speriamo sappia l'inglese- auguri), e questi ce li siamo sbolognati.
Ok, a noi tocca solo firmare un sacco di autorizzazioni, l'accettazione delle regole e del programma.
Lo studente verrà contattato dall'associazione per la compilazione di altre due pagine.
In allegato all'application cartacea dobbiamo presentare le copie delle ultime tre pagelle, la copia del passaporto con scadenza sei mesi dopo la presunta data di rientro, e il certificato dei vaccini.

Per la parte on-line si devono inserire una ventina di foto ( con la famiglia, gli amici, mentre fa sport ecc.), una presentazione di 6/7 righe, la lettera alla host family del ragazzo e anche una scritta dai genitori e compilare una sezione con domande su interessi e motivazioni.
Mi sembra che sia tutto o almeno lo spero.
Parte il conto alla rovescia!




venerdì 14 ottobre 2016

Ora realizzo

Adesso che abbiamo firmato e rispedito il contratto è finita la prima, piccola, parte burocratica.
E, scesa l'adrenalina, rimango un po' attonita e mi dico: " ma che cavolo ho fatto?".
Fino ad ora l'anno all'estero era un'idea, un'ipotesi futura ma sì, chissà se si realizzerà mai!... ma adesso è reale, l'Ale partirà davvero, da sola, per chissaddove.   PANICO   .
Calma    ma non è quello che volevamo?
Sì, ma forse era meglio pensarci un altro po', forse non è la scelta giusta.
E poi la scuola che farà problemi, il rientro in quinta, la maturità, il posto a tavola vuoto, l'appendiabiti senza il suo giubbotto...la sua camera finalmente ordinata, il bagno nuovamente accessibile.. bhè non tutto il male viene per nuocere!
A parte gli scherzi solo ora sto realizzando cosa dovremo affrontare ma anche adesso mi sembra una cosa ancora lontana, manca tutto l'inverno, quasi un anno.
Poi però  arriva il marito che comincia: "Questo sarà l'ultimo Natale con lei, quando tornerà sarà diverso, non faremo più tante cose insieme, è l'ultimo anno in cui sarà la nostra bambina."
E CHE ANSIA!

giovedì 13 ottobre 2016

Selezioni

Finalmente abbiamo deciso con quale associazione ci piacerebbe che Alessia partisse: You Abroad, adesso deve solo superare i test di selezione.
Qualche giorno dopo il colloquio informativo, ci è arrivato per mail il test da compilare on line.
La prima parte era essenzialmente anagrafica e da inserire alcuni dati della scuola, la seconda era  un test motivazionale con domande sulla famiglia e su se stessa e la terza era un  test di inglese.
Quest' ultimo era a crocette e di difficoltà crescente ma, bene o male fattibile.

Dopo qualche giorno è arrivata la comunicazione del superamento dei test e abbiamo fissato il colloquio con la psicologa su Skype.
E' stato un test tosto, come ci aveva preannunciato la ragazza del colloquio informativo, serve per testare la motivazione e l'atteggiamento del candidato di fronte a situazioni tipo.
Io, in realtà, ho origliato da dietro la porta e non ho sentito bene tutto ma mi sembra che le abbia  chiesto di spiegare alcune cose che aveva scritto nel test motivazionale e poi le solite domande tipo: perché vuoi andare, cosa faresti in caso di difficoltà, chi chiameresti...

Tutto qui, in circa 20 minuti ha finito.
Qualche giorno dopo è arrivato l'esito: AMMESSA!

Adesso aspettiamo il famoso e temutissimo dossier da compilare, speriamo bene.
Intanto ci hanno chiesto di cominciare a richiedere alla scuola le copie delle pagelle degli scorsi anni e una fotocopia del passaporto che deve avere sei mesi di validità dalla presunta data di rientro.
Vabbè per le pagelle sarà una tragedia con la lentezza della segreteria scolastica!
Per il passaporto invece siamo a posto lo abbiamo usato recentemente; controllo e...non ci posso credere scade a Aprile 2018 lo dobbiamo rifare che noia!




domenica 9 ottobre 2016

Associazioni parte 2

Eccoci a districarsi in questo labirinto di possibilità.

Prima domanda: meglio un' associazione piccola, in cui magari non sei solo un numero o una grande e conosciuta di cui è più facile trovare feedback?

Io non ho preferenze, l'unica cosa ho scartato (ammetto per pigrizia) quelle associazioni  nel cui sito non è segnalato il costo e bisogna richiedere il catalogo.

Ho scartato, sempre per pigrizia, quelle che indicano il costo senza volo, non avevo voglia di telefonare e chiedere, ma preferisco avere il prezzo finale senza sorprese, ed è difficile confrontare queste associazioni non sapendo quanto verrà il volo.

Ne rimangono comunque molte che, bene o male, offrono le stesse opzioni a costi simili.

A pelle abbiamo deciso di iniziare a sentirne tre: wep, astudy e you abroad.
Wep è un'associazione molto grande e con esperienza, ci sono moltissime recensioni e in generale mi sembra si siano trovati tutti piuttosto bene.
Ci piaceva molto quel senso di appartenenza dei "weppini".
Abbiamo fissato il colloquio informativo con il loro referente che è venuto a casa nostra perché non c'è un ufficio wep nella nostra città.
Ci ha spiegato tutto il programma e che dire? tutto ok.

Siamo passati ad Astudy.
Questa è un'associazione che avevo puntato da un po'; è piuttosto sconosciuta pochi dei loro ragazzi su youtube e pochi feedback in rete.
E' un'associazione nata da poco in Italia ma che si appoggia a una " associazione madre" in Svezia che ha molti anni di esperienza alle spalle.
Con loro colloquio tramite Skype.
Anche il loro referente ci espone il loro programma e, come wep, non nasconde le difficoltà di questa esperienza.
Unica cosa che non sapevamo è che non operano su tutti gli Stati Uniti ma solo sulla fascia sud, quella ovest e la zona dei grandi laghi (quindi nord est).
Positivo, negativo? Non so, saremmo sicuri che non finisca in Alaska ma escono anche altre possibilità interessanti...

Terza associazione: You abroad.
Anche questa l'avevo puntata da tempo anche grazie a diversi ragazzi che seguivo su internet e che si erano trovati bene.
Il suo problema è che il prezzo cresce in base al momento dell'iscrizione, cioè se ti iscrivi a settembre è un tot, a ottobre un po' più alto e così via.
Eravamo molto stretti con i tempi per entrare nella prima fascia altrimenti sarebbe stata scartata a priori.
Anche qui colloquio Skype.
La ragazza che troviamo ci mette subito a nostro agio, si rapporta con Alessia in modo molto naturale, quasi si conoscessero da anni.
Ci spiega tutto e, fortunatamente, riusciamo a rientrare nella prima fascia di prezzo.
 Appena chiuso il collegamento io e Alessia ci guardiamo e , nello stesso momento diciamo: " e' questa l'associazione giusta!".

L'abbiamo trovata: partirà con You abroad! ( se passa le selezioni!)



giovedì 6 ottobre 2016

Associazioni parte 1

Ok, è iniziata questa avventura.

Adesso però, insieme all'eccitazione del progetto, nasce anche la preoccupazione per tutti gli step burocratici, primo fra tutti scegliere con che associazione partire.
Fortunatamente già dall'anno prima seguivo i blog dei ragazzi partiti quindi qualche nome su cui informarmi ce l'avevo.

Intercultura è stata la prima su cui ho messo gli occhi, soprattutto perché con essa era partita mia nipote e si era trovata bene.
Il problema o meglio la filosofia di questa associazione è:  " non importa il Paese in cui vai ma l'esperienza che vivi" e io sarei anche d'accordo, ma visto che è un'esperienza che non si ripresenterà più ed è rilevante anche a livello scolastico  il Paese, a mio avviso, è piuttosto importante.

Mi spiego: Intercultura chiede al ragazzo una lista da tre a dieci Paesi e, in base a non so quali criteri, te ne assegna uno.
Ora, alla suddetta nipote le è capitata l'Ungheria che aveva messo al penultimo posto.
Ripeto si è trovata bene ma per esempio le ore di scuola, a parte quella di inglese, erano ore a scaldare la sedia perché l'ungherese è davvero difficile e loro giustamente lo parlavano a raffica.
E quindi a scuola era un po' tagliata fuori dalla didattica.
Dopo un anno qualche base ce l'ha e l'inglese fortunatamente lo sapeva benino già da prima.
Perciò come esperienza è stata ok, ma dal mio punto di vista, se avesse potuto interagire maggiormente a scuola e vivere appieno anche questo aspetto dell'esperienza sarebbe stato meglio.
Per questo ho controllato se Intercultura avesse a disposizione un bel po' di paesi di lingua inglese ma non mi pare, quindi, seppur a malincuore, l'ho scartata.

Ripartiamo da capo.
Di associazioni ce ne sono veramente tante e, oltre a internet, ho chiesto praticamente a tutti amici-conoscenti-colleghi-amici di famiglia se avevano esperienze ma sembra non sia così conosciuta  anzi qualcuno mi ha guardato con due occhi!

Vabbè faccio da sola.
To be continued...








domenica 2 ottobre 2016

Un mese in Irlanda e anno all'estero sia!

Ciao a tutti,
eravamo rimasti alla ricerca di una destinazione per l'estate tra la seconda e la terza, possibilmente in famiglia e per un mese.
Trovavamo soprattutto le classiche vacanze-studio in college e per due settimane finchè abbiamo trovato sul sito di Intercultura quello che faceva per noi.

Questa associazione ( che poi è quella con cui è partita la cugina di Alessia) propone soggiorni di un mese ospitati in famiglia, con lezioni in college la mattina e attività pomeridiane sempre organizzate dalla scuola.
Ci è sembrata la soluzione giusta; per gli estivi non c'è un vero concorso noi abbiamo pagato la quota e basta.
Non potevamo partecipare a nessuna borsa di studio, magari chi lo può fare deve sostenere delle selezioni, non so.

Tra le destinazioni tra cui scegliere non c'era l'Inghilterra perciò l'Alessia ha scelto l'Irlanda.

E' stata un'esperienza fantastica, è tornata entusiasta di tutto: della sua hostmum, degli irlandesi, dei paesaggi, della scuola.
Un po' meno del tempo e del cibo ma anche questo fa parte dell'esperienza.

Non c'è bisogno di dire che è tornata ancora più convinta di voler fare l'anno all'estero.
A questo punto abbiamo fatto due conti e, mangiando pane e cipolle e vendendo un rene ciascuno, forse ce la facciamo quindi...CHE ANNO ALL'ESTERO SIA!




sabato 1 ottobre 2016

L'inizio parte 2

Eccoci qui al racconto degli albori di questo progetto.

Ci eravamo lasciati,  nel primo post, con un " ne riparliamo" ma io nel frattempo mi sono fiondata su internet per saperne di più.
Fortunatamente l'Ale stava iniziando la seconda superiore perciò avevamo tutto il tempo per studiare la cosa.
L'anno precedente era partita per un anno all'estero la cugina dell'Ale e quindi potevamo sfruttare questa fonte e aggiustare il tiro.

Ho iniziato a seguire blog e vlog (si dice così?) di ragazzi che erano già a destinazione e ne sono rimasta affascinata.

Mi ha colpito il coraggio di questi ragazzi di lasciare tutto per cominciare questa esperienza nuova, eccitante sì, ma anche dura e faticosa.
Ragazzi che si vogliono mettere in gioco, senza la rete dei genitori ad attutire il colpo in caso di cadute, che si lanciano verso un mondo nuovo e diverso senza pregiudizi ma solo con la voglia di conoscere.
E poi si parla di bamboccioni...

Comunque ho trovato anche informazioni "pratiche".
Intanto l'anno all'estero, per chi non lo sapesse, è un'opportunità che un ragazzo ha di trascorrere circa 10 mesi in un paese straniero, vivendo in una famiglia del posto e frequentando la scuola come i ragazzi di lì.
Ci sono molte associazioni che lo organizzano ma di questo parlerò in un altro post.
Al ritorno, per legge, sono promossi in quinta ma devono comunque sostenere un colloquio-esame sulle materie che non ha studiato all'estero.
Su questo rientro ho ancora le idee confuse perché, da quello che ho capito, questo esamino è a discrezione del Consiglio di Classe che ne decide le modalità e gli argomenti.

Comunque, parlandone anche con mio marito, abbiamo convenuto che il salto fosse molto grande: a parte una settimana all'Isola d'Elba con un'associazione quando era alle elementari, per il resto è sempre venuta  in vacanza con noi.
Se si fosse trovata male?
Se non fosse l'esperienza adatta a lei?
Abbiamo perciò deciso di provare con una esperienza intermedia: le abbiamo proposto, per l'estate tra la seconda e la terza, di andare qualche settimana in Inghilterra, sempre con qualche associazione.
Lei è stata subito d'accordo ma avrebbe preferito vivere in una famiglia invece del college e un periodo di un mese invece che delle classiche due settimane.
E così ci siamo messe alla ricerca...
To be continued...

L'inizio parte 1

Ciao a tutti, come si può intuire dal titolo, sono la mamma di una ragazza che partirà il prossimo agosto per un anno all'estero.
Visto che non ho trovato nessun blog di genitori ma solo di ragazzi ho pensato che sarebbe utile poterci confrontare-supportare durante la preparazione e l'anno effettivo.
Io posso dare il mio contributo da neofita ma è benvenuto qualsiasi contributo soprattutto da chi ha già il figlio all'estero o è già tornato.

Allora cominciamo:
La prima volta che Alessia ( ops non avevo ancora nominato la coprotagonista involontaria del blog) mi ha parlato dell'anno all'estero devo dire che la mia reazione è stata: "si, ci mancava anche questa".
Come credo a molti genitori mi sono subito balenati i "contro": la distanza, il non controllo, i problemi con la scuola e non per ultimo il costo.
Da brava mamma le ho subito fatto la controproposta dell'Erasmus, quando fosse stata all' Università, infiocchettandolo con discorsi sulla maturità, ogni cosa al momento giusto, non bisogna bruciare le tappe ma niente non si è smossa di un millimetro.
E il round è finito con un "ne riparliamo" ( magari ti passa la fissa!).

To be continued...