domenica 30 ottobre 2016

Ospitare?

Ebbene sì, quando tuo figlio/a sta per diventare un' exchange student e te lo immagini in un'altra famiglia con altri "genitori" (questa parola è ancora una cosa che devo imparare ad accettare) viene piuttosto spontaneo chiedersi: perché non ospitare anche noi un ragazzo straniero?
Leggendo blog qua e là, soprattutto di ragazzi andati negli USA, mi sono accorta di come sia difficile questa esperienza, soprattutto i primi tempi.
Quasi tutti hanno il famoso "shock culturale" che si evidenzia soprattutto in famiglia.
Forse perché tendiamo ad immaginarci la classica famiglia americana stile Settimo cielo o, per chi è della mia generazione, la famiglia Bradfort (la ricordate?), tutti riuniti a cena a parlare di quello che è accaduto durante la giornata, con la mamma che la mattina, in un'assolata cucina, prepara il box lunch per tutti.
Questi ragazzi si ritrovano invece a svegliarsi da soli a orari improponibili, a scendere in cucina che è ancora buio e prepararsi qualcosa sia per colazione che per pranzo a scuola, vestirsi con quello che si sono lavati e stirati e prendere il famoso schoolbus giallo magari con mezzo metro di neve.

Sembra che là siano molto per il do-it-yourself: mi chiedo se lo fanno anche con i loro figli.
Io non sono assolutamente una mamma chioccia, altrimenti non avrei mai acconsentito a questo progetto, ma cavoli! Hai in casa un ragazzo che viene dall'altra parte del pianeta, lontano dalla sua famiglia e da tutto il suo mondo per 10 mesi: caspita, coccolalo un po'! Fallo sentire importante per voi, non dico di trattarlo come un ospite perché non è questo il senso dell'esperienza, però almeno farsi trovare in cucina per augurargli una buona giornata mi sembrerebbe il caso.
Queste però sono le regole del gioco: conoscere e accettare le differenze culturali, imparare a conoscersi profondamente e a scoprire quanta forza riusciamo a tirare fuori quando è necessario.
Alla fine ho divagato dall'argomento principale: ospitare un Exchange student.
L'ho buttata lì una sera a cena per vedere le reazioni: i miei figli sarebbero restii a condividere la loro unica camera ulteriormente, il marito ha giustamente riflettuto sulla parte organizzativa che il mio carattere impulsivo aveva messo da parte.
In particolare: lavoriamo tutti e due, abitiamo in una città piuttosto grande (con quindi più problemi per controllarlo e più "rischi"), siamo sempre di corsa, ma la cosa che ci ha definitivamente fatto decidere è: abbiamo un solo bagno, improponibile.
A parte gli scherzi sarebbe un'esperienza che da una parte, mi piacerebbe fare, dall' altra richiede di assumersi molta responsabilità ma soprattutto mi sembrerebbe di essere sempre sotto osservazione, a scapito della spontaneità e dell'intimità della nostra famiglia.
Quindi per il momento non ce la sentiamo, magari in futuro...

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